A pensarci bene, un'anteprima dei vini è una festa: una specie di ballo delle debuttanti. Un avvenimento sociale durante il quale i festeggiati si presentano ufficialmente al mondo - nel nostro caso, trattandosi di vini, ai consumatori e ai mercati.
Read MoreDella quadratura del cerchio e altre storie
La quadratura del cerchio ovviamente è la solita: trovare una definizione ad un concetto vago che, per la sua intrinseca vaghezza, sfugge a qualsiasi definizione. Trovare un nome a qualcosa che deve la sua essenza all'assenza di nome. Il dibattito sui cd vini naturali si sta rivelando una specie di parco giochi per qualsiasi filosofo, da quello di ispirazione taoista ("il Tao che si può nominare non è il vero Tao": potremmo dire lo stesso dei vini naturali?) al nominalista più estremo ("i nomi sono solo suoni". Potremmo dire lo stesso dei vini naturali?)
Read MoreDonne della Vite: da sin, Costanza Fregoni, Maria Fasoli, Giulia Tamai, Alessandra Biondi Bartolini, Laura Passera, Clementina Palese, Laura Bianchi, Lorena Troccoli
W le donne (del Vino, della Vite e del Tastevin)
Quante sono le donne che a vario titolo ricoprono un ruolo attivo nel mondo del vino italiano? Sono tante, sono sempre di più. Le sole iscritte all'Associazione Nazionale Le Donne del Vino sono 650, la maggior parte delle quali (70%) sono produttrici, l'11% ristoratrici, il 9% sommelier e un altro 9% giornaliste. Il 28% delle aziende agricole italiane e il 35% degli agriturismi ha una guida femminile (sono laureate il 50% e diplomate il 30%). Non solo, le aziende guidate da donne in generale hanno una maggiore redditività e un turn over del personale più basso (dati da ricerca McKinsey su agricoltura). Per restare in tema con il tradizionale mese delle mimose, ecco alcune notizie che riguardano le donne del vino, della vite e del tastevin.
Read MoreAmarone in Villa
![Amarone in Villa](https://images.squarespace-cdn.com/content/v1/568ea2860ab377d4529c0927/1456573427922-S2NW3D3A7DMQADWQ2XQJ/image-asset.jpeg)
E' sempre un piacere partecipare a "Vino in Villa" - Appuntamento con l'Amarone" che da qualche anno i fratelli Merzari organizzano nella loro magnifica Villa de Winckels.
Read MoreVigneti di Rolle - Prosecco Doc
12 easy facts about Italian wine
Easy facts to remember - yet sometimes uncomfortable.
1 - How many Italian grapes can you mention? Let’s see: Nebbiolo, Sangiovese, Corvina, Garganega… And? Come on! You’re omitting other 400 or 500 grapes! The Italian grape landscape is a lot more complex and detailed than what you believe. If you limit yourself to only a few grapes, you deprive yourself of more exciting discovers.
2 - Amarone della Valpolicella is not a grape: it is a blend of Corvina, Corvinone, and Rondinella grapes. Molinara has been out of the blend since 2003. Just a few (and brave, and truly traditional) wine producers in Valpolicella still put this grape in the blend of their wines.
3- A white Amarone della Valpolicella doesn’t exist. If you find a white wine with this name it’s a clamorous FAKE.
4- Prosecco is not a grape. It’s a wine! Its grape is called Glera.
5 - In Dalmatia there is a wine with a similar name, too: Prosek. It’s a passito still wine, though. Don’t get confused by the two.
6) Not every Italian sparkling wine is a Prosecco. Defining “Prosecco” any Italian bubbly wine is like calling “Ferrari” any Italian red car. Know the difference between the different Italian sparkling wines; there is Prosecco, Franciacorta, Asti, Trentodoc, Lambrusco, Lessini Durello… and on and on. You don’t want to make a dumb of yourself, do you?
7) Comparing a Prosecco to a Champagne is like comparing Lady Gaga to Edith Piaf: another silly thing.
8) Saying “It’s an Italian wine!” is an abstract simplification. Italy has 20 different regions, each of them produces wine (in different quantities), often made from native grapes - and called with weird names more or less easy to pronounce. Yes, it is not easy to go deep in this country - but it is worth it. So you discover that a wine produced in a Northern region can be very different from a wine produced in a Southern region, even if made with the same grape. No other country in the world can give you such an experience - except Portugal, maybe.
9) The so called “natural” (or organic, or bio-something) wine, produced in small quantities (from 1000 to 10 thousand bottles) in a handcrafted/traditional way with local grapes exists almost everywhere, in Italy. If this is your type of wine, you MUST come here, look for it, and experience it yourself. Normally it is not exported, because the quantities are too small, and the price too high.
10) If you are looking for such natural wines and expect to pay a price between 3-5 euros FOB, forget it. These kinds of wines are expensive! Too small the production, too high the production costs.
11) If you find a natural wine with an incredibly low price, keep away from it. There is something wrong, and /or somebody is lying to you.
12) The wine producers are usually very concerned about the labels of their wines. If they are very old style and/or traditional (a bit boring and obvious, I mean), it’s pretty sure that the wine is intended to restaurants, or "adult" drinkers. If the label is modern, colored, with a fancy name…it’s likely the wine is intended to the modern distribution, or to young people. Or the producer is a young one.
Easy, isn't it?
Parità di genere? così no, grazie
Le intenzioni sulla carta sono obiettivamente ottime: assicurare pari peso alle componenti maschili e femminili di qualsivoglia consesso e/o organizzazione.
Peccato che nella realtà questo non sia sempre possibile, e non per volontà discriminatoria: per una questione di numeri. Volere donne anche laddove non ci sono, o ci sono in numero insufficiente (per mille ragioni) è un cercare di raddrizzare le zampe alle galline. Un'assurdità. Bene ha fatto perciò l'Associazione Nazionale delle Donne del Vino - guidata dall'energica e sempre attiva Donatella Cinelli Colombini - a rispondere a tono all'emendamento sulla "parità di genere" nei Consorzi di tutela. Di seguito il comunicato stampa ufficiale:
"L’Associazione Donne del Vino ha appreso della presentazione dell’emendamento sulla “Parità di genere” nei consorzi di tutela e esprime la propria soddisfazione nel veder riconosciuto il contributo di competenze e capacità delle donne nel settore agroalimentare e particolarmente nel vino.
Tuttavia l’associazione Donne del Vino unisce la sua voce a quella di AICIG e Federdoc auspicando una concertazione finalizzata alla modifica del provvedimento che lo renda più facilmente applicabile e aderente alle finalità dei consorzi stessi.
Una maggior presenza femminile può dare un decisivo apporto in tutto il comparto produttivo e in particolare nel segmento dove la produzione italiana è più debole e le donne hanno invece dimostrato di essere molto forti, cioè nella comunicazione e nel marketing. Al fine di accrescere il numero di candidate donne ai consigli di amministrazione l’Associazione Donne del vino è pronta a organizzare corsi di formazione che diano competenze e soprattutto motivazioni alle future consigliere.
Secondo i dati Unioncamere 2015 le donne dirigono 835.367 imprese agroalimentari cioè il 28,1% del totale italiano. Le aziende agricole a conduzione femminile sono il 33% del totale (G.Benedetto and G.L.Corinto <<The Role of Women in the Sustainability of the Wine Industry: Two Case Studies in Italy>> 2015)."
5 vini (+ 1) per S.Valentino
Avvertenza: se vi piacciono i luoghi comuni, sappiate che nessuno dei vini che seguono è dolce. I vini dolci non sono vini da donne, (quindi inutile tirarli fuori solo quando ci sono donne di mezzo) e vanno bevuti tutto l'anno, né più né meno degli altri. Non relegati solo a qualche sporadica occasione speciale.
Cominciamo con uno sparkling: il Lessini Durello "AR 2006" di Marcato è un eccellente metodo classico dritto e tagliente come una lama di Valencia: luminoso nel bicchiere, ha profumi di frutta gialla anche esotica (mela golden, ananas) e di legni speziati, con sentori di bucce d'agrumi candite. Equilibrato nella struttura e nel gusto, lungo e pulitissimo, è il vino giusto per un pranzo (o una cena) che voglia farsi ricordare.
Il secondo sparkling è il Lambrusco Salamino di Santa Croce della Cantina Santa Croce: un vino da tutto pasto dal colore rubino, allegro e fruttato al naso, pulito nel finale ed equilibrato nell'acidità. Un vino per chi vuol stupire.
Il vino bianco che consiglio invece sa di montagna e cieli brillanti, paesaggi che si stagliano contro le montagne. "Stoan 2014" della Cantina Tramin, un blend di chardonnay, gewurz, sauvignon e pinot bianco è il vino souvenir dell'Alto Adige per eccellenza. Armonioso come un sinfonia d'archi, ha sentori di cipria e cioccolato bianco. Per chi vuole osare, si può accompagnare ad un aperitivo, ad un antipasto, al primo piatto, al secondo di carne, al contorno di verdure grigliate, e ... ok, praticamente con tutto.
Primo vino rosso: torniamo in Veneto, spostandoci verso Est. Sui Colli Berici. Il Tai Rosso 2015 di Dal Maso è un vino tanto buono quanto divertente. Fresco, fruttatissimo di fragola, lampone, more rosse, si farebbe bere senza problemi anche da un astemio/a. Il suo fratello maggiore Tai Rosso Monte Mitorio 2014 ha un naso meno sbarazzino, più speziato che fruttato, e un gusto coerente che ricorda il chiodo di garofano, la cannella e il pepe. Due vini da provare anche insieme, con piatti diversi, per divertirsi a tavola.
Ultimo vino di questa serie, il Pinot Nero Riserva 2013 della Cantina Leimburg per chiudere alla grande. Succoso e fruttato come pochi, elegante al naso e in bocca, è setoso, lungo, proporzionato in tutto (alcol, acidità, struttura) . Un vino terribilmente bevibile, consigliabile perfino come ultimo bicchiere della serata: per alzarsi da tavola appagati e sereni.
A day in Sudtirol: Tramin Kellerei
A nice day in Sudtirol, with Willi Sturz (Tramin kelleremeister) and Giampiero Nadali.
Giacomo, Nino e la nascita di un vino-mito
"Sto pensando di fare un nuovo vino. Le uve sono bellissime, e penso che si affinerebbero bene in quelle botticelle francesi, sai ... Ho in mente un vino rosso di quelli che piacciono a me, importante, potente, un vino che dica al mondo tutta la nobiltà di questa terra e dei suoi proprietari". Così Giacomo il piemontese si confrontava con il suo amico Nino, il veneto, che faceva il suo stesso lavoro ma in un'altra regione. Nino a quelle parole sorrideva divertito e scuoteva la testa: "Stai sbagliando tutto" gli diceva. "Come sarebbe? ! Non pensi che si possa realizzare un vino come intendo io?" "Oh no, di sicuro ci riusciresti. Ma se ti ostini a fare solo vini che piacciono a te, finisce che te li bevi solo tu! Devi fare vini che possano piacere anche alla gente: vini eleganti, ma soprattutto bevibili".
Giacomo non obiettò, e presto il discorso deviò su altri argomenti.
Però continuò a pensare a quello che gli aveva detto l'amico Nino, uno che di vino ne sapeva parecchio.
Alla fine, fece un vino con uve sangiovese e un piccolo apporto di cabernet sauvignon e cabernet franc, una cosa che non si era ancora vista, e infatti non poté etichettarlo come "Chianti" ma solo come vino da tavola. Il vino prese il nome della tenuta da cui venivano quelle uve dei marchesi Antinori.
Era il 1970: era nato il Tignanello.
Nota: il dialogo riportato sopra è una ricostruzione di quello autentico che si svolse alla fine degli anni '60 tra Giacomo Tachis, enologo dei marchesi Antinori, e Nino Franceschetti, l'uomo della Valpolicella, enologo di Masi, così come me lo raccontò lui stesso qualche anno fa. Un piccolo ricordo che vuole essere un omaggio a due mostri sacri - uno famosissimo, l'altro, ingiustamente, molto meno - dell'enologia nazionale che non ci sono più.
Rioja - vigneti
I benefici della promozione collettiva e altre storie
L'interrogativo si riaffaccia a intervalli più o meno regolari, come un torrentello carsico che ogni tanto riaffiora e poi sparisce: meglio presentarsi all'estero sotto il cappello onnicomprensivo della denominazione d'origine o puntare tutto sul proprio brand individuale? Chi vince e chi perde nei programmi di promozione generici? Al netto dell'opportunità economica della scelta, secondo uno studio fatto sui vini di Bordeaux l'impatto della denominazione sui singoli brand è senz'altro positivo: investire nella promozione della denominazione a cui i propri vini appartengono insomma, aiuta a rafforzare il brand della singola azienda in maniera anche significativa. I particolari dello studio si trovano qui.
Da un estremo all'altro: in Spagna, alcuni produttori della Rioja stanno minacciando una specie di secessione se non verranno cambiate le regole per l'etichettatura dei vini, consentendo a chi vuole di indicare in etichetta da quale vigneto (o particella dello stesso) provengono le uve del vino. "È necessario rispondere alle esigenze di un mercato elitario, che da un vino esige soprattutto personalità e carattere" dice Juan Carlos López de Lacalle, uno degli enologi e produttori spagnoli più in vista "Se in Spagna non riusciamo a fare questo, se non possiamo mettere carattere e personalità e l'identità nei grandi vini che il nostro paese è in grado di produrre, siamo sulla strada sbagliata. ". "ll modo in cui le leggi sono formulate attualmente non sta certo incoraggiando i giovani ad investire nella regione", afferma il Master of Wine Tim Atkin, che come giornalista si occupa di Rioja: "Stanno solo preservando lo status quo, che è un mare di Rioja venduti sugli scaffali dei supermercati." L'articolo completo è qui.
Chiudiamo con una interessante news relativa ad uno dei vitigni bianchi più noti al mondo: il Sauvignon Blanc. Chi non riuscirebbe a riconoscere lo stile neozelandese in un Sauv Blanc dalla bella trama, con una buona spalla acida e una cascata di litchi, uva spina e frutta tropicale al naso e in bocca? Bene, questo stile sembra aver fatto il suo tempo. Oggi la tendenza sembra andare nella direzione opposta, quella di una personalizzazione in base alle zone di produzione. Ogni territorio ha le sue caratteristiche, e se anche il vitigno è lo stesso, deve essere possibile ritrovarle nel vino finale. Il consumatore dovrà imparare a riconoscerle e a saper distinguere tra i diversi Sauv Blanc. The Marlborough -style doesn't fit all the NZ Sauv Blanc. No more. L'articolo originale è qui.