Enogastronomia, turismo del vino e imprese al femminile sono fondamentali per la ripresa del Sistema Italia. L’hanno dichiarato a chiare lettere Donatella Cinelli Colombini e Paola Longo, rispettivamente presidente e vice presidente dell’associazione “Le Donne del Vino” quando nei giorni scorsi sono state ascoltate dalla XIII Commissione – Agricoltura della Camera dei Deputati. L’occasione era lo studio delle proposte (Doc. XXVII, n. 18). Le due imprenditrici del vino hanno ringraziato la vicepresidente della Commissione Onorevole Susanna Cenni per averle indicate come interlocutrici utili alla Commissione, e hanno portato la voce di 900 produttrici, enotecarie, ristoratrici, giornaliste ed esperte di tutta Italia che sono state interpellate attraverso un sondaggio online.
Questi i punti più critici segnalati: digitalizzazione delle aree rurali, agricoltura di precisione, trasporti e viabilità, servizi per la maternità, politiche di parità di genere nella filiera del vino (per limitarci solo a questa).
Le donne dirigono circa un terzo delle imprese agricole italiane ma sono esempi virtuosi: infatti pur gestendo solo il 21% della SAU- superficie agricola utilizzabile, producono il 28% del PIL agricolo. Sono un’enorme risorsa per l’agricoltura italiana perché spesso sono più scolarizzate e più aperte all’innovazione e all’internazionalizzazione dei colleghi uomini.
Digitalizzazione delle aree rurali: La mancanza di una buona connettività e di banda larga nelle campagne, la scarsità di strumentazione elettronica, sono considerati il maggiore ostacolo allo sviluppo economico e turistico delle zone rurali. La mancanza di copertura del segnale rende invisibili le imprese ai fini turistici e commerciali, rallenta il lavoro e l’accesso alle informazioni, impedisce il ricambio generazionale e l’introduzione dell’economia verde.
Agricoltura di precisione: il processo di qualificazione dell’agricoltura e di produzioni eco sostenibili passa attraverso un processo di formazione e di digitalizzazione che richiede infrastrutture e connettività.
Trasporti e viabilità: la carenza di collegamenti favorisce la marginalizzazione culturale ed economica delle popolazioni rurali e danneggia particolarmente i giovani in età scolare, le donne e gli anziani. Potenziare trasporti e viabilità nelle zone rurali significa anche favorire il turismo e renderlo più capillare.
Servizi per la maternità: la carenza di asili nido e di scuole materne nelle zone agricole e nei piccoli centri, oltre al loro costo eccessivo in rapporto ai redditi della popolazione rurale, sono di grave impedimento alle possibilità di lavoro e carriera delle donne.
Politiche di parità di genere: le imprese che rispettano la parità di salario di progressione di carriera fra i generi ed è offerta la flessibilità nell’orario di lavoro dovrebbero poter accedere ad agevolazioni fiscali e di punteggio nelle graduatorie, si tratti di cantine, ristoranti, rivendite o agenzie di consulenza.
L’enogastronomia costituisce la prima attrattiva per i turisti stranieri verso il nostro Paese, superando la cultura e collocandosi, nell’immaginario mondiale, come un aspetto integrante della civiltà e dello stile di vita italiano. Cantine, laboratori di produzioni alimentari tipiche, ristoranti, enoteche costituiscono una rete produttiva e distributiva da salvaguardare anche in termini di occupazione, di accorciamento della catena alimentare oltre che in una logica di sopravvivenza delle biodiversità, dei mestieri tradizionali e delle produzioni ad alta manualità che trovano nel turismo il primo mercato. La filiera agroalimentare (ristorazione in primis) è fra i più colpiti dalla crisi innescata dalla pandemia e ha bisogno di interventi diretti e indiretti per ripartire.
C’è un sacco da fare insomma, e prima si inizia, prima si vedranno le ricadute a livello economico e sociale.