Custoza

Del Custoza e del Chiaretto 2013

L'annata 2013 non è stata delle più felici.

Ormai anche i più irriducibili ottimisti lo ammettono, pur in mezzo a una selva di ma, però, tuttavia, dipende. Eppure, paradossalmente, dovremmo essere contenti di questo, e cioè di una variabilità che si riflette nel vino finito, a dimostrazione che stiamo ancora parlando di un prodotto agricolo, e non di qualcosa di artificiale, messo insieme in qualche laboratorio.

Le recenti Anteprime Bardolino, Chiaretto di Bardolino e Custoza - i tre vini-simbolo del Lago di Garda veronese - hanno dimostrato proprio questo: un'annata di non facile gestione e interpretazione, per la quale la cosa più saggia da fare in molti casi è...sospendere il giudizio. Molti vini infatti non hanno ancora deciso cosa fare da grandi, e per saperne di più bisognerà aspettare la fine dell'estate. Le sorprese non mancheranno.

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Anteprime. Del bianco, del rosso e del rosé

E' quasi primavera e con l'affacciarsi dei primi fiori sugli alberi e nei prati si ripresentano anche, più puntuali delle rondini, le Anteprime dei vini vacanzieri. 

Il rosso Bardolino, il bianco Custoza e il rosato Chiaretto.

L'aggettivo non vuole avere nulla di sminuente: non stiamo parlando di vinelli. Nella loro ontologica leggerezza sono tra i vini più seri che si possano assaggiare. Il fatto però di nascere nel territorio di uno dei più bei laghi d'Italia porta facilmente ad associarli con l'idea della vacanza, del relax, di un raffinato leisure time. Da questo punto di vista - chissà se se ne sono mai resi conto - sia il Bardolino (nella sua duplice versione rossa e chiaretta) che il Custoza partono avvantaggiati: nella testa di chi li ha conosciuti sui loro luoghi d'origine la loro immagine è legata a momenti felici (e noi tutti conosciamo - o dovremmo conoscere - il ruolo che gioca la suggestione ambientale nell'assaggio di un vino...al punto che, riassaggiato in condizioni diverse dalla prima, fortunata volta, spesso quel medesimo vino non ci sembra più lo stesso).

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Custoza: l'altra garganega

Il Custoza è l'altra faccia della garganega, quella più lacustre, che bene si lega con uve come la Cortese o l'Incrocio Manzoni. E' un vino tipicamente veronese - cioè da uvaggio - nel quale però un ruolo importante è giocato dall'apporto di vitigni aromatici e semi aromatici (come la malvasia, il Riesling renano o l'Incrocio Manzoni). Caratteristica, questa, che potrebbe renderlo un vino molto originale, se giocato soprattutto sull'aromaticità e sulla capacità d'invecchiamento...

Diversamente, potrebbe restare quello che è da sempre: il classico, rassicurante vino da aperitivo al bar. Il bianco da osteria. 

Basterà ai produttori?

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Custoza: un grande futuro... alle sue spalle

"Non è il mio vino".

Si dice così quando un vino, o una tipologia, non ci acchiappa, non ci emoziona, ci lascia freddi. Onestamente: si ha un bel dichiarare "io bevo tutto, purchè di qualità". Non è vero. Non tutto, e non sempre, ci piace. Ce ne facciamo una ragione e avanti, il mondo è grande e le alternative non mancano.

Ciò premesso, parliamo del Custoza. Non è il mio vino. Non l'ho mai amato in modo particolare, l'ho sempre ritenuto un vino confusionario, un guazzabuglio di vitigni con un ventaglio fin troppo ampio e spesso disorientante di profumi, stili, gusti. Un vino anche troppo condiscendente, che cerca per forza di piacere a tutti. Nei giorni scorsi, il presidente del Consorzio del Custoza Carlo Nerozzi - a sua volta ottimo e apprezzato produttore di vini classici del Garda veronese, ovvero proprio Custoza e Bardolino - ha ospitato presso la sua azienda Le Vigne di San Pietro una verticale di vecchie annate di questo bianco, cui ho partecipato, più che per curiosità che per convinzione.

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