Gambero Rosso

Quale comunicazione per il vino?

L'interrogativo si pone ciclicamente, alternandosi con altri, tutti ugualmente (per il momento) irrisolti/irrisolvibili, come la contrapposizione vino convenzionale-vino biologico/biodinamico, il caro-vita al ristorante, il calo dei consumi di vino in Italia, spumanti italiani vs Champagne, ecc.

Non c'è verso, ogni 2-3 mesi da qualche parte si riaffaccia la questione "quale comunicazione per il vino". A ridosso del Vinitaly, non c'è niente di meglio - e soprattutto di originale, di cui dibattere.

Anch'io voglio essere originale, perciò ecco i miei 2 cents:

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Back to real wine journalism - così si salva la stampa di settore

L'argomento è sempre di vibrante attualità. Mentre oltreoceano si gingillano con dotte questioni ontologico-nominaliste, al di qua dell'oceano, più banalmente e brutalmente, si lotta per la sopravvivenza quotidiana. Che si fa ogni giorno più dura. Beppe Giuliano, l'ormai noto direttore di Euposia, è un ottimo giornalista: competente, disincantato, realista, corretto (e non lo dico perchè è mio amico: online sono in molti a pensarla così, e, sono convinta, anche offiline). All'ultimo TerroirVino ha fatto un intervento al vetriolo intitolato "Ritorno al giornalismo, così si salva la stampa di settore". Ha buttato, con la massima freddezza e nonchalance, un paio di granate da far sobbalzare anche un inesperto del settore. A Genova mancò il tempo per il dibattito, perciò ho pensato opportuno riprendere il suo discorso, che riporto con qualche limatura per questioni di spazio. Nota: grassetto e frasi tra parentesi sono mie.

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